Esistono molte forme di psicoterapia, ciascuna con il proprio modello teorico di riferimento e relative tecniche d’intervento terapico. Il modello per cui mi sono formata e che applico nella pratica psicoterapica privata è quello psicodinamico: si tratta un modello che trae origine dalla psicoanalisi classica ma che integra al suo interno concetti ed aspetti appartenenti a diverse teorie e modelli psicologici, e che pone l’accento sugli aspetti interpersonali e relazionali dell’individuo, piuttosto che esclusivamente sulle pulsioni.
Il termine “psicodinamico” deriva dal concetto psicoanalitico delle “dinamiche psicologiche”, il quale spiega i fenomeni mentali ed il comportamento umano come il risultato di forze inconsce in relazione dinamica tra loro, forze che si riflettono nel rapporto tra mondo interno (essere biologico) e mondo esterno (ambiente). Nel modello psicodinamico il disturbo mentale deriva da una inadeguata risposta alla realtà, dovuta ad una serie di meccanismi di difesa messi in atto dall’individuo in periodi critici della sua vita e divenuti poco funzionali nel corso della sua evoluzione psichica. L’analisi delle difese e del loro livello all’interno della strutturazione psichica rientra tra le tecniche utilizzate in psicoterapia psicodinamica, così come l’analisi delle motivazioni, dei sintomi, del comportamento verbale e non verbale, nonché delle modalità relazionali dell’individuo attraverso l’elaborazione del transfert.
La psicoterapia psicodinamica dunque, basa il suo operato sul concetto di indagine e cura, partendo dalla comprensione del funzionamento psichico dell’individuo e dell’origine della sua sofferenza, per poi condurlo ad un cambiamento dell’equilibrio intrapsichico, grazie a una consapevolezza più profonda e a un migliore adattamento evolutivo, che lo renderanno in grado di trovare nuove soluzioni ai propri conflitti e nuove e più funzionali rappresentazioni di sé e del mondo esterno.